Cipressi
(2011)
Sono tutti uguali… piuttosto si riconoscono subito.
Un maestro di pittura che mi insegnava ad osservare diceva:
“Vedi il pettine” “ E’ vero” indicava il profilo dei cipressi contro il cielo all’orizzonte.
La prima volta che li ho disegnati erano quelli che vedevo in lontananza
dalla terrazza di casa: avevo fatto una mascherina che inquadrava
l’ immagine, i cipressi erano in fila orizzontale” dentro “ il paesaggio,
una sfida ad esercitare l’occhio dal vero…
Allora ho visto che non erano tutti ugual!
Quando li ho voluti piantare nel mio giardino ho preferito quelli perfetti a pennello
che potessero crescere già pettinati ed eleganti e ce n’è uno piantato quando ho compiuto
cinquant’anni che ora si impone con qualche strappo irregolare.
Sì, perché in realtà in natura i cipressi che incontro con il mio sguardo curioso
sono quelli nodosi, quasi tragici con le fronde invecchiate che mostrano
la struttura-scheletro insieme al loro vissuto.
I cipressi: un invito a guardare in alto, della loro bellezza talvolta monumentale
vince la verticalità e compattezza, il loro mantello scuro trasmette rispetto e mistero.
Nelle vicinanze di un borgo il gruppetto nero dei cipressi invita ad un momento di meditazione,
albero tipico dei cimiteri il cipresso s’infila come un chiodo nel terreno e le sue radici simili alle sue chiome
non danneggiano la pace delle tombe.
Nella veduta del paesaggio senese che si allarga e si frammenta nelle tipiche coltivazioni del nostro territorio,
il cipresso tratteggia di toni scuri la costruzione del disegno indicando un confine di proprietà,
una svolta o ingresso di tenuta, punti e linee che giocano felicemente come in un tempo allegro di partitura
creando un’atmosfera ariosa.
Giovanna,
1 Settembre 2016
n. 25 opere a lapis e carboncino su cartoncino,cm.33x48, 2011
Della serie è stato realizzato, nel 2016, catalogo in cui le opere risultano alternate a poesie di Paolo Chionio.